La dieta migliore è quella che non si sa di fare

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Dieta

Published on aprile 11, 2013 with Nessun commento

Questo articolo lo abbiamo letto molto piacevolmente su Repubblica e ve lo riportiamo poiché ci sembra davvero interessante e intelligente :)

«La dieta migliore è quella che non si sa di fare». A sostenerlo è Brian Wansink, psicologo dell’alimentazione nel suo libro “Mangiare inconsapevole”, in cui analizza i condizionamenti che subiamo quando mangiamo, e che al contrario di quanto siamo portati a credere, vanno ben al di là della fame che abbiamo. Lo studioso americano – che ci tiene a far sapere di non essere un salutista e di adorare le patatine fritte – attraverso anni di ricerche sui comportamento alimentari, ha scoperto perché le diete non funzionano. Il motivo? Dover rinunciare a qualcosa che ci piace, uno sforzo che nel logorio della vita moderna non siamo disposti a sopportare a lungo. Immaginiamo di dover tornare a casa, possiamo farlo velocemente correndo, ma questo comporterebbe sudore e fatica. Oppure possiamo camminare verso la meta con una piacevole passeggiata. Lo stesso vale per il mangiare: se lo scopo è dimagrire non serve forzare per raggiungerlo. Per poter funzionare secondo Wansink la dieta deve essere inconsapevole: «Lente e graduali riduzioni ci permettono di mangiare meno, senza accorgercene. Non possiamo mettere al bando tutto il cibo che ci piace, ma possiamo ripianificare il nostro ambiente alimentare personale per poter deliziarci di quello che mangiamo senza sentirci in colpa, senza viverlo come una tentazione». Lo scopo è quindi passare da mangiare inconsapevolmente troppo a mangiare inconsapevolmente meglio, che può voler dire a seconda dei casi mangiare meno, senza sensi di colpa, più sano e soprattutto con più piacere. Non ci si accorge di eliminare 100-200 calorie al giorno, non si sente il peso della rinuncia e alla fine dell’anno si sarò raggiunto l’obiettivo. Perché un chilo al mese sono 12 all’anno.

Dieci segreti per mangiare meno e meglio senza sforzo:

1. Stabilite il 20% in meno nelle porzioni di pasta e il 20% in più di verdure. Non ve ne accorgerete nemmeno.

2.
 Mangiate con gli occhi: mettete tutto quello che volete mangiare nel piatto, che sia la cena o uno snack. Non attingete mai direttamente dalla confezione, ma piuttosto lasciate il segno di quello che avete mangiato o bevuto, quindi non eliminate subito i resti di cibo in tavola. La percezione di quello che avete consumato deve essere immediata, non chiedete al vostro cervello di andare indietro e contare le calorie, non lo farà.

3. 
Controllate la vostra tavola o lei controllerà voi. Ridimensionate la grandezza dei piatti, delle scatole e delle ciotole, perché più grandi sono e più sarete portati a mangiare. Una porzione minore in un piatto più piccolo sembra più grande di una piccola in un piatto grande. E occhio ai bicchieri: si ha l’illusione di bere di più da quelli lunghi e sottili che da quelli larghi e bassi. In caso di bibite o alcolici preferite i primi.

4.
 Rendete scomodi i cibi che vi tentano, in modo che durante lo sforzo per raggiungerli avrete modo di riflettere se li volete mangiare davvero e probabilmente vi rinuncerete. Create una “pausa” tra voi e loro. Vale sia per quel che si mette in tavola – insalata e verdure a portata di mano, cibi calorici più lontani -, sia per snack e dolci – da tenere in un punto remoto della credenza o frigo e ben sigillati. Se volete fare uno spuntino mettetevi a tavola e su un piatto pulito: la scocciatura dell’operazione vi dissuaderà dal farlo. Fate la spesa a stomaco pieno e seguendo una lista.

5.
 Cambiate il vostro copione alimentare: se siete portati a fare il bis e a mangiare fino a che tutti gli altri non abbiano finito, scegliete di mettervi a tavola per ultimi; se tornando dal lavoro vi avventate sulle prime cose che trovate, masticate un chewing-gum; distraetevi prima di fare uno spuntino e mangiate solo in cucina, mai davanti alla tv, sempre nel piatto e mai dal sacchetto o dal barattolo.

6.
 Occhio ai nomi dei piatti sul menu: per invogliare il cliente a ordinare una pietanza o un vino, di solito si punta sulla provenienza geografica del cibo, sulle associazioni nostalgiche e tradizionali (la classica torta della nonna!), sull’aspetto sensoriale come gusto, odore, sensazioni (una mousse vellutata). Ordinereste un pollo allo spiedo o un tenero pollo allo spiedo? Fegato d’oca o foie gras?

7.
 Distinguete la fame fisica dalla fame emotiva, questo non vuol dire che ci si debba privare del “comfort food” perché ci aiuta a rendere la vita più piacevole, basta mangiarne piccole dosi. In più cercate di associare gli alimenti sani a eventi positivi in modo che si trasformino gradualmente in cibo di conforto a loro volta.

8.
 Il cibo non deve essere né punizione né ricompensa né per voi né per il vostri figli: rendete le cose sane invitanti, divertenti e in grado di rendervi più forti e intelligenti.

9. 
Attenzione ai cibi a basso contenuto di grassi o zuccheri, nella convinzione che siano più light ne mangiamo di più, finendo per ingerire più calorie. Occhio sempre alle porzioni: preferite le più piccole.

10.
 Scegliete tre cambiamenti facili da introdurre nella routine alimentare senza molto sacrificio e tenete una tabella di controllo per verificare che li mettiate in atto. Ci voglio 28 giorni per modificare un’abitudine: se avrete messo 28 crocette nel vostro schema il gioco è fatto.

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